Essenzialità

Due brevissime storielle Zen


Col  di  THURES- Cippo di Luciano- Bivacco 2009

Un novizio, appena entrato nel monastero, domandò al maestro Chao-chou: "Ti prego, spiegami che cosa devo fare per raggiungere l'illuminazione".
"Hai mangiato la tua zuppa?"
"Si."
"Allora, lava la ciotola."

Un discepolo andò dal suo maestro.
Lo trovò che raccoglieva legna.
Si avvicinò e chiese:” Maestro, dimmi, cos’è l’illuminazione?”
Il Maestro ci pensò un attimo poi rispose:” Quando ho fame mangio, quando ho sete bevo, quando ho sonno dormo”.

Commento
Le storie Zen hanno lo scopo di disorientare e confondere la mente concreta. In tal modo viene evidenziata la completa inutilità della mente razionale ai fini della comprensione dell’Essenza, della Realtà.
Così facendo si lascia spazio alla mente intuitiva che coglie il messaggio al di là delle espressioni verbali e dei ragionamenti.
Ma un aiuto della mente logica possiamo averlo per una più rapida comprensione.
Osserviamo che in entrambe le storie si dà risalto alle azioni comuni, alle semplici operazioni quotidiane che la fisicità del mondo manifesto richiede.
 Il significato finale allora si potrebbe esprimere così:  
I gesti naturali e semplici di tutti i giorni costituiscono la Via dell’Illuminazione; però devono essere svolti in piena consapevolezza. Tali gesti non possono essere meccanici, e neppure calcolati. Ciò che è compiuto automaticamente diventa un'abitudine di cui si è perso il senso; ciò che è calcolato diventa l'atto di un io diviso, di un io privo di spontaneità.
 Il saggio cerca di essere completamente presente in quello che fa: se mangia mangia, se beve beve, se cammina cammina... Ma bisogna essere consapevoli che si tratta di azioni fondamentali, di veri e propri atti sacrali. Ecco una forma basilare di meditazione.

Questa attenzione e concentrazione nel singolo gesto, per umile che sia, porta automaticamente all’ ESSENZIALITA’: fai ciò che serve e nulla più.