Il mestiere della Guida
di Barbara Hofman Intervista pubblicata su Cavallo Magazine giugno 2006
Le guide a cavallo che esercitano la professione a tempo pieno in Italia non sono molte, più diffusi sono gli accompagnatori di turismo equestre, che lavorano presso centri ippici o maneggi e accompagnano i clienti in passeggiata.
La guida in genere è nomade, vagabonda con mentalità libera e indipendente può essere influenzata culturalmente dagli scouts del Nord America o dai Cosacchi della steppa, con un istintivo senso dell’orientamento, prudente e coraggiosa.
Arriva dove la chiamano come i cavalieri erranti, come un vero bukeroo arriva in sella o con il trailer, e finito l’ingaggio sparisce con un abbraccio, una stretta di mano, una manciata di soldi in tasca e qualche ricordo.
Con la guida entri nell’ "eccezionale” inteso come eccezione al quotidiano, ti scaraventa in un mondo parallelo distante dall’ufficio e dalla televisione. Puoi, se vuoi, entrare in un epico periodo fatto di fuochi di bivacco, vento, fumo, cavalcate, dialoghi e chiacchierate, cose che quando si torna nella quotidianità restano impresse nella mente e nella pancia, possono in certi casi diventare ricordo.
Sono andata ad intervistare Mauro Ferraris, decano delle guide a cavallo in Italia (ha iniziato la carriera nel 1978), con lunga esperienza di viaggi a cavallo in Europa, Algeria, Afghanistan e Russia, amico di Paolo Monteleone guida delle Alpi Apuane, e di Marco Baccino, musicista di Torino che a trent’anni è partito per la Maremma ed è finito nel delta dell’Okawango in Botswana al servizio della mitica Sarah J. Gullick, amico di Arianna Corradi che da sola ha attraversato l’Italia Settentrionale senza appoggi, fidando solo sul suo fedele destriero. Ecco alcuni cavalieri a cui il vecchio Mauro Ferraris ha potuto dare consiglio per cominciare l’avventura e spero che questa intervista possa essere utile in qualche modo alle persone che vogliono intraprendere questa attività professionale.
Cosa significa essere guida?
Per fare la guida di mestiere occorre avere una buona dose di passione, spirito di avventura, non avere paura di sprecarsi nel lavoro, amare la vita all’aria aperta, accettare freddo e calore, con gioia e allegria e anche il maltempo e trasmettere questa gioia alla compagnia.
In cosa consiste il lavoro di guida?
La guida deve portare un gruppo di cavalieri da un punto A ad un punto B, e deve farlo nel migliore dei modi. I cavalieri devono arrivare al punto B
-sani,
-stanchi ma non stremati,
-con i cavalli possibilmente in condizioni ancor migliori di quando sono partiti,
-con un bagaglio culturale e umano arricchito,
-con il morale più alto di quando si era partiti.
Come si possono ottenere queste cose?
Con l’esperienza continuata, rispettando con disciplina le regole del trekking, avendo una visione complessiva del viaggio in tutti i suoi aspetti.
- Non attraversare posti meravigliosi di fretta per fermarsi nei luoghi peggiori.
- Far condividere agli altri cavalieri emozioni anche proprie legate ad un particolare stile di vita .
- Comprendere le necessità delle persone che si accompagnano aiutando maggiormente quelle più indifese.
Come si diventa guida, occorre fare corsi?
Ho cominciato a guidare cavalieri nel 1978 dopo anni che andavo a cavallo, erano gruppi di trenta, quaranta cavalli soprattutto francesi che dovevano attraversare zone che conoscevo bene,.a quei tempi ho capito la fondamentale differenza tra l’ andare a cavallo da solo e avere la responsabilità del gruppo. Quindi:
- conoscere bene la strada,
- averla percorsa personalmente per verificare la praticabilità, ovvero che non vi siano state frane, tronchi abbattuti dal vento, erosioni , deviazioni dei torrenti e cosi via.
Avevo anche capito la differenza tra guida e responsabile, gli organizzatori e responsabili di questi viaggi (che duravano circa dieci giorni) erano mitici cavalieri come Henry Roche, Giorgio Luzi, Pierrot Renier che dirigevano l’allora Federazione del Turismo Equestre Francese che era efficentissima. Loro era l’organizzazione logistica, loro avevano la responsabilità dei cavalieri, loro ci davano la fiducia sul percorso indicandoci i gradi di difficoltà, il numero delle ore di marcia, gli orari delle soste e così via.
Avevamo così capito allora che per assolvere bene il nostro compito dovevamo prima di tutto buttare nel pattume ogni forma di protagonismo e obbedire ai responsabili con perizia ed efficienza. Quindi dovevamo avere:
- cavalli ben addestrati e ben allenati, molto affidabili,
- un equipaggiamento super collaudato,
- voglia di alzarsi presto la mattina, rondare di notte e così via, per essere utili al gruppo intero.
Occorre fare dei corsi per diventare guida?
Si ma preferisco che a rispondere sia una persona più qualificata di me che conosce bene le leggi regionali e della CEE (vedi intervista). A questo proposito mi limito a ribadire un concetto fondamentale:
'nulla è più pericoloso di un dilettante privo di umiltà.'
I dilettanti sono una vera tenera innocente delizia quando sono umili, ma quando non lo sono diventano veramente fonte di pericoli e di guai sotto tutti gli aspetti tecnici ed umani.
Per dilettanti intendo anche coloro che pur sapendo andare a cavallo più o meno bene pensano (solo per questo) di essere in grado di guidare altri cavalieri:
Quanto costa ingaggiare una guida?
Noi dell’Alpitrek chiediamo 100 euro a doppiocranio al giorno, mettiamo a disposizione cavallo e noi stessi 24 ore su 24, più le spese di trasporto se l’itinerario si svolge lontano dalla base.
Si guadagna molto?
Si guadagnerebbe un po’ se ci fosse molto lavoro, ma soprattutto nel nostro caso, che operiamo sulle montagne con inverni freddi e nevosi, la stagione operativa dura da giugno a settembre. Inoltre i nostri percorsi sono troppo belli e troppo avventurosi per la gente troppo normale. Ma ci accontentiamo e sopravviviamo facendo altri mestieri, vivendo nella libertà e alla giornata, basta avere i cavalli sempre bene in forma.
Quali sono le caratteristiche delle persone che guidi a cavallo?
Sul territorio nazionale sono in genere cavalieri appassionati che desiderano fare dei trekking a cavallo in sicurezza. Partecipano di norma con i loro cavalli e usano i miei solo quando arrivano da regioni distanti evitando così i costi del trasporto dei cavalli che diventano via via sempre più costosi.
(Sul territorio non nazionale la cosa è diversa in quanto la compagnia deve avere omogeneità più disciplina e allenamento adeguato, quindi gente collaudata da precedenti uscite mirate ad affrontare le specifiche difficoltà del terreno, devono inoltre avere in testa la mentalità della spedizione più che della vacanza).
Quali servizi occorre dare a queste persone?
Prima di tutto capire quali sono le loro esigenze, correggerle se possono ostacolare la progressione in sicurezza, quindi esaudirle.
Le esigenze possono essere molto diverse?
Si. Le ore di marcia, la scelta della difficoltà del percorso, la durata del viaggio, dove e come dormire (rifugi, alberghi, sotto una tenda o alla "bellastella”), cose che si devono organizzare e che devono funzionare.
I viaggi a cavallo sono faticosi?
Si, sono faticosi anche quelli più semplici. Si parte la mattina verso le otto, quando la tappa non è impegnativa, per arrivare alla fine di essa verso le quattro del pomeriggio, poi c’è il governo dei cavalli e infine il riposo del cavaliere, e questo ripetuto per più giorni. La guida è abituata ad alzarsi all’alba per l’abbeverata e la profenda ai quadrupedi, qualche volta aiutata dalle persone più disponibili della compagnia. La guida è sempre con i cavalli, anche la notte (i cavalli non si lasciano soli). La guida inoltre deve assicurarsi che la compagnia riposi bene e serenamente per far continuare piacevolmente il viaggio .
I rapporti con i cavalieri da te accompagnati sono continuati dopo la fine dell’avventura?
Si, per mia fortuna. Ho amici sinceri in ogni parte dell’Italia. La vita sul terreno crea cameratismo, legame più saldo di quello che possiamo immaginare. Non so bene come spiegarlo ma quei momenti restano impressi in tutti noi.
NOTE
Guida e Responsabile
Spesso il responsabile del gruppo di cavalieri deve fare anche la guida essendo l’unico che conosce il sentiero da percorrere. Il suo compito diventa arduo in quanto può perdere la sensibilità con i cavalieri che lo seguono.
Gli organizzatori che hanno la fortuna di avere una guida sono ovviamente avvantaggiati perché possono restare tra gli ultimi e controllare al meglio la progressione.
Ovviamente la guida non deve fare mai di testa sua ma eseguire gli ordini o desideri del responsabile per non fare rimpiangere a quest’ultimo di averla ingaggiata.
Gli accompagnatori di Turismo Equestre
Il lavoro di routine della guida è quello dell’accompagnatore di turismo equestre, cioè portare i clienti dei maneggi in passeggiata, il lavoro maggiore è proprio questo ed è anche il più pericoloso in quanto i cavalieri che si devono accompagnare possono a volte non avere le fondamentali nozioni dell’equitazione, occorre tener presente che molti centri ippici nei mesi estivi situati nelle località turistiche svolgono soprattutto questo lavoro più remunerativo e meno faticoso dei trekking a cavallo , e soprattutto più richiesto dai turisti e villeggianti in vacanza..
Consiglio
Le grane e le disgrazie (tutti lo sanno) arrivano quasi sempre vicino a casa, nei luoghi facili e conosciuti, dove il livello di guardia si abbassa. Gli accompagnatori di turismo equestre, quelli che fanno le elementari passeggiate appena fuori il maneggio, sono costretti ad avere un’attenzione alta e costante perché l’uscita può essere potenzialmente pericolosa come, se non di più, una spedizione vera e propria. Quindi la disciplina del gruppo non deve mai venire meno, in nessuna occasione.
I compiti della guida
Confezionare i percorsi esaudendo i desideri dei cavalieri. Quindi:
- trovare posti tappa adeguati;
- crearli, dove non esistono, con un efficiente supporto logistico;
- impostare i percorsi in modo intelligente;
- conoscere il territorio, le sue tradizioni culturali e saperle illustrare;
- conoscere veterinari, maniscalchi, trasportatori, maneggi nella zona per poterli interpellare in caso di bisogno.
APPENDICE
Occorre fare dei corsi per diventare guida?
Sì, ma preferisco che a rispondere sia una persona, che conosce bene le leggi regionali e CEE, in modo particolare per quanto riguarda il Piemonte, poiché lavora presso il FORMONT, un Consorzio tra i più qualificati per la formazione professionale delle attività di Montagna, come Responsabile del Settore Turismo
Ecco le domande formulate ad un funzionario del Formont settore turismo in stretto contatto collaborativo con la REGIONE PIEMONTE e la PROVINCIA di TORINO
Non in tutte le regioni le regole sono le stesse. Ma partiamo dal livello nazionale
Ai sensi della legge nazionale n. 135 del 29 marzo 2001, sono state identificate alcune figure professionali legate al turismo. Tra queste vi è l'accompagnatore di turismo equestre, che è colui che accompagna, per professione, singole persone o gruppi di persone in gite a cavallo.
Ogni Regione d'Italia ha recepito in modo diverso le indicazioni della legge nazionale ed in alcuni casi sono state promulgate normative regionali che disciplinano in primo luogo la formazione professionale di queste figure e poi l'esercizio della loro professione.
E come funziona in Piemonte?
In Piemonte la normativa di riferimento è la Legge regionale 26 novembre 2001 n. 33.
Questa legge è poi resa attuativa da Delibere di Giunta che identificano i requisiti di chi può partecipare ai corsi di formazione, gli argomenti del percorso formativo, le modalità di esame finale ed, in ultimo, forniscono le indicazioni per l'esercizio della professione.
Quali sono i requisiti per partecipare ai corsi?
In Piemonte i requisiti per l'ammissione al corso sono il compimento del 18° anno di età, il possesso del diploma di scuola dell'obbligo.
Per i cittadini stranieri è poi richiesta una buona conoscenza della lingua italiana parlata e scritta, ai fini della validità del titolo di studio occorre un'attestazione di equivalenza scritta in lingua italiana, rilasciata dall'ambasciata del Paese in cui è stato conseguito il titolo.
Tutti quanti poi devono superare di una prova selettiva, prima di accedere al corso
Il corso quanto dura?
I corsi durano minimo 160 ore. Le materie teoriche principali del corso sono: topografia e orientamento, veterinaria, ippologia, e giusto impiego del cavallo, alimentazione e abbeverata, mascalcia, selleria, turismo equestre, legislazione ed organizzazione turistica, gestione di un centro di turismo equestre, tecnica professionale e comunicazione, conoscenza del territorio, sicurezza e primo soccorso. Inoltre si svolgono anche molte ore di pratica per acquisire competenze di nella tecnica equestre e nella gestione del cavallo.
Al termine del corso, se si è frequentato, cioè se per esempio non si sono fatte troppe assenze, si è ammessi all'esame che consiste in due prove, una teorica e una pratica.
Superato l'esame si è iscritti presso gli elenchi provinciali e si può eserciare la professione
Chi può erogare i corsi?
La scelta effettuata dallo Stato prima e dalla Regione Piemonte poi nel rendere attuativa le legge nazionale, è stata quella di rendere questa figura un vero e proprio professionista.
Al di là di essere una dichiarazione d'intenti enunciata nella definizione di accompagnatore di turismo equestre, questa scelta si evince anche dal fatto che, ai sensi della legge n.63 del 13 aprile 1995, sono autorizzati all'erogazione di questi corsi solo le agenzie formative.
I corsi effettuati dalle federazioni sono quindi un'altra cosa?
Sì, poiché le finalità dei corsi sono diverse. Il professionista che termina i percorsi di formazione per accompagnatore di turismo equestre, così come sono strutturati in Piemonte, possiederà competenze importanti sul mondo del cavallo, ma avrà in più rispetto alle abilitazioni rilasciate da Federazioni di settore, competenze di gestione di gruppi e di tecniche di comunicazione, importanti per far sì che le persone si avvicinino all'equitazione sia come disciplina sportiva, ma anche quale modalità di scoperta del territorio.
Tuttavia spesso si collabora con le Federazioni per rilasciare durante il corso di accompagnatore di turismo equestre anche le specifiche abilitazioni.
Si tratta di attivare sinergie importanti perché ogni soggetto porta le sue competenze.
Chi paga i corsi?
I corsi possono essere a libero mercato, cioè pagati dai partecipanti o finanziati da Enti o dal Fondo Sociale Europeo e dalla Regione e Provincia se presentati su bando e quindi gratuiti.
Mentre per il primo caso non ci sono limitazioni di accesso, nel secondo caso ci possono essere corsi rivolti per esempio solo a disoccupati
Ricordo però che quanto detto vale per la Regione Piemonte.
Consiglio quindi a chi fosse interessato ad intraprendere dei corsi di formazione finalizzati alla professione di accompagnatore di turismo equestre di rivolgersi agli uffici regionali o provinciali (nel caso di Province autonome) del turismo, in modo da conoscere le normative specifiche, che possono variare di regione in regione.
A titolo di esempio riportiamo in fine alcune altre leggi regionali di riferimento per quanti vogliano avvicinarsi a questa appassionante professione, che spesso non può essere esercitata come unico lavoro, in considerazione della saltuarietà delle proposte (legate alla stagione, al clima, ecc.), del grosso impegno e spirito di intraprendenza che richiede, ma che in molti casi costituisce un'ottima possibilità di integrazione del redditto di chi già vive o desidera trasferirsi in zone rurali o si occupa di cavalli (gestione di maneggi, ecc.)
-Regione Sardegna: assistente di turismo equestre L.R. n.26 del 15/07/1988
-Valle D'Aosta: accompagnatore equestre L.R. 1/2003
-Toscana: accompagnatore di turismo equestre
-Provincia di Trento: accompagnatore equestre L.P. n.12 del 14/02/92
Da questa intervista risulta chiaro che per esercitare la professione dell’ACCOMPAGNATORE DI TURISMO EQUESTRE è necessario il patentino rilasciato esclusivamente dalla REGIONE cioè dall’istituzione politica tutti gli altri hanno valore solo all’interno delle associazioni che li hanno erogati.
In Piemonte i corsi di aggiornamento sono obbligatori per legge ogni 5 anni, pena la cancellazione dagli elenchi degli accompagnatori di turismo equestre.
Per esempio quest'anno devono fare il corso tutti coloro che hanno avuto l'abilitazione entro il 2001.
Questa norma garantisce il continuo aggiornamento dei professionisti, sia grazie al ripasso di tutte le materie trattate nel corso sia attraverso l'informazione di eventuali modifiche di legge o innovazioni della tecnica professionale.
La durata minima per legge è di 20 ore
Le guide a cavallo che esercitano la professione a tempo pieno in Italia non sono molte, più diffusi sono gli accompagnatori di turismo equestre, che lavorano presso centri ippici o maneggi e accompagnano i clienti in passeggiata.
La guida in genere è nomade, vagabonda con mentalità libera e indipendente può essere influenzata culturalmente dagli scouts del Nord America o dai Cosacchi della steppa, con un istintivo senso dell’orientamento, prudente e coraggiosa.
Arriva dove la chiamano come i cavalieri erranti, come un vero bukeroo arriva in sella o con il trailer, e finito l’ingaggio sparisce con un abbraccio, una stretta di mano, una manciata di soldi in tasca e qualche ricordo.
Con la guida entri nell’ "eccezionale” inteso come eccezione al quotidiano, ti scaraventa in un mondo parallelo distante dall’ufficio e dalla televisione. Puoi, se vuoi, entrare in un epico periodo fatto di fuochi di bivacco, vento, fumo, cavalcate, dialoghi e chiacchierate, cose che quando si torna nella quotidianità restano impresse nella mente e nella pancia, possono in certi casi diventare ricordo.
Sono andata ad intervistare Mauro Ferraris, decano delle guide a cavallo in Italia (ha iniziato la carriera nel 1978), con lunga esperienza di viaggi a cavallo in Europa, Algeria, Afghanistan e Russia, amico di Paolo Monteleone guida delle Alpi Apuane, e di Marco Baccino, musicista di Torino che a trent’anni è partito per la Maremma ed è finito nel delta dell’Okawango in Botswana al servizio della mitica Sarah J. Gullick, amico di Arianna Corradi che da sola ha attraversato l’Italia Settentrionale senza appoggi, fidando solo sul suo fedele destriero. Ecco alcuni cavalieri a cui il vecchio Mauro Ferraris ha potuto dare consiglio per cominciare l’avventura e spero che questa intervista possa essere utile in qualche modo alle persone che vogliono intraprendere questa attività professionale.
Cosa significa essere guida?
Per fare la guida di mestiere occorre avere una buona dose di passione, spirito di avventura, non avere paura di sprecarsi nel lavoro, amare la vita all’aria aperta, accettare freddo e calore, con gioia e allegria e anche il maltempo e trasmettere questa gioia alla compagnia.
In cosa consiste il lavoro di guida?
La guida deve portare un gruppo di cavalieri da un punto A ad un punto B, e deve farlo nel migliore dei modi. I cavalieri devono arrivare al punto B
-sani,
-stanchi ma non stremati,
-con i cavalli possibilmente in condizioni ancor migliori di quando sono partiti,
-con un bagaglio culturale e umano arricchito,
-con il morale più alto di quando si era partiti.
Come si possono ottenere queste cose?
Con l’esperienza continuata, rispettando con disciplina le regole del trekking, avendo una visione complessiva del viaggio in tutti i suoi aspetti.
- Non attraversare posti meravigliosi di fretta per fermarsi nei luoghi peggiori.
- Far condividere agli altri cavalieri emozioni anche proprie legate ad un particolare stile di vita .
- Comprendere le necessità delle persone che si accompagnano aiutando maggiormente quelle più indifese.
Come si diventa guida, occorre fare corsi?
Ho cominciato a guidare cavalieri nel 1978 dopo anni che andavo a cavallo, erano gruppi di trenta, quaranta cavalli soprattutto francesi che dovevano attraversare zone che conoscevo bene,.a quei tempi ho capito la fondamentale differenza tra l’ andare a cavallo da solo e avere la responsabilità del gruppo. Quindi:
- conoscere bene la strada,
- averla percorsa personalmente per verificare la praticabilità, ovvero che non vi siano state frane, tronchi abbattuti dal vento, erosioni , deviazioni dei torrenti e cosi via.
Avevo anche capito la differenza tra guida e responsabile, gli organizzatori e responsabili di questi viaggi (che duravano circa dieci giorni) erano mitici cavalieri come Henry Roche, Giorgio Luzi, Pierrot Renier che dirigevano l’allora Federazione del Turismo Equestre Francese che era efficentissima. Loro era l’organizzazione logistica, loro avevano la responsabilità dei cavalieri, loro ci davano la fiducia sul percorso indicandoci i gradi di difficoltà, il numero delle ore di marcia, gli orari delle soste e così via.
Avevamo così capito allora che per assolvere bene il nostro compito dovevamo prima di tutto buttare nel pattume ogni forma di protagonismo e obbedire ai responsabili con perizia ed efficienza. Quindi dovevamo avere:
- cavalli ben addestrati e ben allenati, molto affidabili,
- un equipaggiamento super collaudato,
- voglia di alzarsi presto la mattina, rondare di notte e così via, per essere utili al gruppo intero.
Occorre fare dei corsi per diventare guida?
Si ma preferisco che a rispondere sia una persona più qualificata di me che conosce bene le leggi regionali e della CEE (vedi intervista). A questo proposito mi limito a ribadire un concetto fondamentale:
'nulla è più pericoloso di un dilettante privo di umiltà.'
I dilettanti sono una vera tenera innocente delizia quando sono umili, ma quando non lo sono diventano veramente fonte di pericoli e di guai sotto tutti gli aspetti tecnici ed umani.
Per dilettanti intendo anche coloro che pur sapendo andare a cavallo più o meno bene pensano (solo per questo) di essere in grado di guidare altri cavalieri:
Quanto costa ingaggiare una guida?
Noi dell’Alpitrek chiediamo 100 euro a doppiocranio al giorno, mettiamo a disposizione cavallo e noi stessi 24 ore su 24, più le spese di trasporto se l’itinerario si svolge lontano dalla base.
Si guadagna molto?
Si guadagnerebbe un po’ se ci fosse molto lavoro, ma soprattutto nel nostro caso, che operiamo sulle montagne con inverni freddi e nevosi, la stagione operativa dura da giugno a settembre. Inoltre i nostri percorsi sono troppo belli e troppo avventurosi per la gente troppo normale. Ma ci accontentiamo e sopravviviamo facendo altri mestieri, vivendo nella libertà e alla giornata, basta avere i cavalli sempre bene in forma.
Quali sono le caratteristiche delle persone che guidi a cavallo?
Sul territorio nazionale sono in genere cavalieri appassionati che desiderano fare dei trekking a cavallo in sicurezza. Partecipano di norma con i loro cavalli e usano i miei solo quando arrivano da regioni distanti evitando così i costi del trasporto dei cavalli che diventano via via sempre più costosi.
(Sul territorio non nazionale la cosa è diversa in quanto la compagnia deve avere omogeneità più disciplina e allenamento adeguato, quindi gente collaudata da precedenti uscite mirate ad affrontare le specifiche difficoltà del terreno, devono inoltre avere in testa la mentalità della spedizione più che della vacanza).
Quali servizi occorre dare a queste persone?
Prima di tutto capire quali sono le loro esigenze, correggerle se possono ostacolare la progressione in sicurezza, quindi esaudirle.
Le esigenze possono essere molto diverse?
Si. Le ore di marcia, la scelta della difficoltà del percorso, la durata del viaggio, dove e come dormire (rifugi, alberghi, sotto una tenda o alla "bellastella”), cose che si devono organizzare e che devono funzionare.
I viaggi a cavallo sono faticosi?
Si, sono faticosi anche quelli più semplici. Si parte la mattina verso le otto, quando la tappa non è impegnativa, per arrivare alla fine di essa verso le quattro del pomeriggio, poi c’è il governo dei cavalli e infine il riposo del cavaliere, e questo ripetuto per più giorni. La guida è abituata ad alzarsi all’alba per l’abbeverata e la profenda ai quadrupedi, qualche volta aiutata dalle persone più disponibili della compagnia. La guida è sempre con i cavalli, anche la notte (i cavalli non si lasciano soli). La guida inoltre deve assicurarsi che la compagnia riposi bene e serenamente per far continuare piacevolmente il viaggio .
I rapporti con i cavalieri da te accompagnati sono continuati dopo la fine dell’avventura?
Si, per mia fortuna. Ho amici sinceri in ogni parte dell’Italia. La vita sul terreno crea cameratismo, legame più saldo di quello che possiamo immaginare. Non so bene come spiegarlo ma quei momenti restano impressi in tutti noi.
NOTE
Guida e Responsabile
Spesso il responsabile del gruppo di cavalieri deve fare anche la guida essendo l’unico che conosce il sentiero da percorrere. Il suo compito diventa arduo in quanto può perdere la sensibilità con i cavalieri che lo seguono.
Gli organizzatori che hanno la fortuna di avere una guida sono ovviamente avvantaggiati perché possono restare tra gli ultimi e controllare al meglio la progressione.
Ovviamente la guida non deve fare mai di testa sua ma eseguire gli ordini o desideri del responsabile per non fare rimpiangere a quest’ultimo di averla ingaggiata.
Gli accompagnatori di Turismo Equestre
Il lavoro di routine della guida è quello dell’accompagnatore di turismo equestre, cioè portare i clienti dei maneggi in passeggiata, il lavoro maggiore è proprio questo ed è anche il più pericoloso in quanto i cavalieri che si devono accompagnare possono a volte non avere le fondamentali nozioni dell’equitazione, occorre tener presente che molti centri ippici nei mesi estivi situati nelle località turistiche svolgono soprattutto questo lavoro più remunerativo e meno faticoso dei trekking a cavallo , e soprattutto più richiesto dai turisti e villeggianti in vacanza..
Consiglio
Le grane e le disgrazie (tutti lo sanno) arrivano quasi sempre vicino a casa, nei luoghi facili e conosciuti, dove il livello di guardia si abbassa. Gli accompagnatori di turismo equestre, quelli che fanno le elementari passeggiate appena fuori il maneggio, sono costretti ad avere un’attenzione alta e costante perché l’uscita può essere potenzialmente pericolosa come, se non di più, una spedizione vera e propria. Quindi la disciplina del gruppo non deve mai venire meno, in nessuna occasione.
I compiti della guida
Confezionare i percorsi esaudendo i desideri dei cavalieri. Quindi:
- trovare posti tappa adeguati;
- crearli, dove non esistono, con un efficiente supporto logistico;
- impostare i percorsi in modo intelligente;
- conoscere il territorio, le sue tradizioni culturali e saperle illustrare;
- conoscere veterinari, maniscalchi, trasportatori, maneggi nella zona per poterli interpellare in caso di bisogno.
APPENDICE
Occorre fare dei corsi per diventare guida?
Sì, ma preferisco che a rispondere sia una persona, che conosce bene le leggi regionali e CEE, in modo particolare per quanto riguarda il Piemonte, poiché lavora presso il FORMONT, un Consorzio tra i più qualificati per la formazione professionale delle attività di Montagna, come Responsabile del Settore Turismo
Ecco le domande formulate ad un funzionario del Formont settore turismo in stretto contatto collaborativo con la REGIONE PIEMONTE e la PROVINCIA di TORINO
Non in tutte le regioni le regole sono le stesse. Ma partiamo dal livello nazionale
Ai sensi della legge nazionale n. 135 del 29 marzo 2001, sono state identificate alcune figure professionali legate al turismo. Tra queste vi è l'accompagnatore di turismo equestre, che è colui che accompagna, per professione, singole persone o gruppi di persone in gite a cavallo.
Ogni Regione d'Italia ha recepito in modo diverso le indicazioni della legge nazionale ed in alcuni casi sono state promulgate normative regionali che disciplinano in primo luogo la formazione professionale di queste figure e poi l'esercizio della loro professione.
E come funziona in Piemonte?
In Piemonte la normativa di riferimento è la Legge regionale 26 novembre 2001 n. 33.
Questa legge è poi resa attuativa da Delibere di Giunta che identificano i requisiti di chi può partecipare ai corsi di formazione, gli argomenti del percorso formativo, le modalità di esame finale ed, in ultimo, forniscono le indicazioni per l'esercizio della professione.
Quali sono i requisiti per partecipare ai corsi?
In Piemonte i requisiti per l'ammissione al corso sono il compimento del 18° anno di età, il possesso del diploma di scuola dell'obbligo.
Per i cittadini stranieri è poi richiesta una buona conoscenza della lingua italiana parlata e scritta, ai fini della validità del titolo di studio occorre un'attestazione di equivalenza scritta in lingua italiana, rilasciata dall'ambasciata del Paese in cui è stato conseguito il titolo.
Tutti quanti poi devono superare di una prova selettiva, prima di accedere al corso
Il corso quanto dura?
I corsi durano minimo 160 ore. Le materie teoriche principali del corso sono: topografia e orientamento, veterinaria, ippologia, e giusto impiego del cavallo, alimentazione e abbeverata, mascalcia, selleria, turismo equestre, legislazione ed organizzazione turistica, gestione di un centro di turismo equestre, tecnica professionale e comunicazione, conoscenza del territorio, sicurezza e primo soccorso. Inoltre si svolgono anche molte ore di pratica per acquisire competenze di nella tecnica equestre e nella gestione del cavallo.
Al termine del corso, se si è frequentato, cioè se per esempio non si sono fatte troppe assenze, si è ammessi all'esame che consiste in due prove, una teorica e una pratica.
Superato l'esame si è iscritti presso gli elenchi provinciali e si può eserciare la professione
Chi può erogare i corsi?
La scelta effettuata dallo Stato prima e dalla Regione Piemonte poi nel rendere attuativa le legge nazionale, è stata quella di rendere questa figura un vero e proprio professionista.
Al di là di essere una dichiarazione d'intenti enunciata nella definizione di accompagnatore di turismo equestre, questa scelta si evince anche dal fatto che, ai sensi della legge n.63 del 13 aprile 1995, sono autorizzati all'erogazione di questi corsi solo le agenzie formative.
I corsi effettuati dalle federazioni sono quindi un'altra cosa?
Sì, poiché le finalità dei corsi sono diverse. Il professionista che termina i percorsi di formazione per accompagnatore di turismo equestre, così come sono strutturati in Piemonte, possiederà competenze importanti sul mondo del cavallo, ma avrà in più rispetto alle abilitazioni rilasciate da Federazioni di settore, competenze di gestione di gruppi e di tecniche di comunicazione, importanti per far sì che le persone si avvicinino all'equitazione sia come disciplina sportiva, ma anche quale modalità di scoperta del territorio.
Tuttavia spesso si collabora con le Federazioni per rilasciare durante il corso di accompagnatore di turismo equestre anche le specifiche abilitazioni.
Si tratta di attivare sinergie importanti perché ogni soggetto porta le sue competenze.
Chi paga i corsi?
I corsi possono essere a libero mercato, cioè pagati dai partecipanti o finanziati da Enti o dal Fondo Sociale Europeo e dalla Regione e Provincia se presentati su bando e quindi gratuiti.
Mentre per il primo caso non ci sono limitazioni di accesso, nel secondo caso ci possono essere corsi rivolti per esempio solo a disoccupati
Ricordo però che quanto detto vale per la Regione Piemonte.
Consiglio quindi a chi fosse interessato ad intraprendere dei corsi di formazione finalizzati alla professione di accompagnatore di turismo equestre di rivolgersi agli uffici regionali o provinciali (nel caso di Province autonome) del turismo, in modo da conoscere le normative specifiche, che possono variare di regione in regione.
A titolo di esempio riportiamo in fine alcune altre leggi regionali di riferimento per quanti vogliano avvicinarsi a questa appassionante professione, che spesso non può essere esercitata come unico lavoro, in considerazione della saltuarietà delle proposte (legate alla stagione, al clima, ecc.), del grosso impegno e spirito di intraprendenza che richiede, ma che in molti casi costituisce un'ottima possibilità di integrazione del redditto di chi già vive o desidera trasferirsi in zone rurali o si occupa di cavalli (gestione di maneggi, ecc.)
-Regione Sardegna: assistente di turismo equestre L.R. n.26 del 15/07/1988
-Valle D'Aosta: accompagnatore equestre L.R. 1/2003
-Toscana: accompagnatore di turismo equestre
-Provincia di Trento: accompagnatore equestre L.P. n.12 del 14/02/92
Da questa intervista risulta chiaro che per esercitare la professione dell’ACCOMPAGNATORE DI TURISMO EQUESTRE è necessario il patentino rilasciato esclusivamente dalla REGIONE cioè dall’istituzione politica tutti gli altri hanno valore solo all’interno delle associazioni che li hanno erogati.
In Piemonte i corsi di aggiornamento sono obbligatori per legge ogni 5 anni, pena la cancellazione dagli elenchi degli accompagnatori di turismo equestre.
Per esempio quest'anno devono fare il corso tutti coloro che hanno avuto l'abilitazione entro il 2001.
Questa norma garantisce il continuo aggiornamento dei professionisti, sia grazie al ripasso di tutte le materie trattate nel corso sia attraverso l'informazione di eventuali modifiche di legge o innovazioni della tecnica professionale.
La durata minima per legge è di 20 ore