Con i cavalli nella neve
Articolo pubblicato su Cavallo Magazine – gennaio 2006
Queste righe sono scritte soprattutto per loro.
La prudenza deve essere usata per evitare i pericoli ma non deve essere scusa per evitare l’azione, soprattutto quando quest’ultima non è obbligatoria.
Gli spiriti liberi ben sanno che umiltà e prudenza sono la condizione dell’avventura, quando questa è passione di vita.
I cavalli da sempre nei mesi invernali cacciano fuori un folto pelo lanuginoso alla radice.
Nord America, Patagonia, Norvegia, aride e diabolicamente fredde steppe dell’Asia sono luoghi pieni di cavalli come l’isola d’Islanda.
Mongoli, cosacchi, indiani, da sempre usano i cavalli in tutte le stagioni dell’anno, inverno compreso.
Se vogliamo possiamo farlo anche noi.
Come?
Gli esquimesi polari hanno nel loro essenziale idioma ben ventitré parole per indicare i diversi tipi di neve. A noi ne bastano tre o quattro.
La neve fresca è quella appena caduta. A seconda della stagione, del luogo può essere bagnata e pesante oppure leggera e farinosa.
Quando la neve è pesante i cavalli marciano con fatica, se vogliamo affrontare lunghi percorsi, la coltre non deve superare i 30-35 cm. Con questo tipo di neve, ideale per fare le "palle di neve” (belle, rotonde, dure, precise); determinato da temperature intorno o superiori agli 0°C, di conseguenza considerate alte; si forma in genere, aderente all’orlo plantare del piede del cavallo, il fastidioso "zoccolo di neve” che impedisce una confortevole e corretta progressione. Per ovviare a questo inconveniente si possono fissare tra ferro ed unghia del piede, delle gomme per non consentire l’aderenza della neve allo zoccolo. Se non le abbiamo, lo zoccolo di neve dobbiamo toglierlo noi. Viene via facilmente sollevando la gamba e piantando la lama del coltello da caccia tra neve e ferro facendo leva verso il basso. Chi non ha il coltello può usare il curasnetta, ma tribola di più.
La neve farinosa è indubbiamente più divertente: possiamo affrontarla anche quando arriva a 40cm, non crea aderenza agli zoccoli e i cavalli progrediscono abbastanza bene.
Ovviamente la progressione della marcia a cavallo su coltre nevosa è molto più faticosa. Provate voi a marciare a piedi nella neve e vedrete che vi stancherete molto di più (e molto prima).
La progressione della compagnia avviene in fila indiana, alternando il capofila ogni volta che il suo focoso destriero comincia ad essere stanco, così il secondo diventa primo e il primo ultimo e l’ultimo trova la pista aperta e già in parte battuta e può riposarsi un pochino. Quando i cavalli sono tutti stanchi si scende di sella e si procede a piedi alleggerendo così il peso e il conseguente sforzo dei cavalli. Quando sono ancora più stanchi, i cavalli vengono legati alla coda del cavallo precedente e i cavalieri (tutti, tranne quello che conduce i cavalli) battono la pista. Se si hanno le racchette da neve tanto meglio, è l’ora di infilarle nei piedi.
Se la neve supera i 50cm, occorre mettere mano alle pale e aprire noi il sentiero ma questo l’ho visto fare solo nell’esercito e a qualche disperato gruppo di cavalieri.
Dopo essere caduta, la neve si assesta, giorno soleggiato si alterna a notte gelata, la neve si comprime sotto il suo stesso peso. Il susseguirsi delle gelate notturne può indurire la crosta nevosa fino al punto di permetterci nelle giornate terse e fredde, di galleggiare sopra restando in sella. Allora possiamo elevarci con facilità anche maggiore che nei mesi estivi. Quando fa freddo in genere il tempo è splendido e con la neve dura possiamo scavalcare alti colli, magicamente, ma dobbiamo stare attenti, possono esserci buche non gelate dove i cavalli possono sprofondare fino alla pancia, allora "giù di pala” per farli uscire, spalando si suda, il sudore ghiaccia addosso, raffreddori, bronchiti, reumatismi arrivano, meglio restare a casa; le spese le faranno i nipoti che si sentiranno raccontare le solite storie dei box.
Chi fa queste cose, e sono pochi, intuisce i passaggi. Lo scout esplora sondando il terreno per primo, la compagnia lo segue al suo cenno. Le creste battute dal vento hanno meno neve e quasi sempre ghiacciata. Là in genere si passa e con poca fatica.
I cavalli nostri compagni di gioco e lavoro, i cavalli tramutano la noiosa domenica casalinga in un’entusiasmante uscita all’aria aperta, ci buttano aria tanta aria pulita nei polmoni corrotti dal lavoro quotidiano, riscattandoci, almeno per qualche ora.
LA TOSATURA nei trekking invernali
È un bel dilemma
Un cavallo tosato all’inizio della stagione fredda riesce a cacciare fuori abbastanza pelo da non correre grossi rischi nelle normali passeggiate e vive abitualmente in un box.
I cavalli non tosati possono affrontare anche climi molto rigidi e possono vivere all’aperto tutto l’anno (ovviamente devono avere una tettoia chiusa sui tre lati).
Il folto pelo tuttavia favorisce una forte sudorazione durante il lavoro, al punto di condizionarne l’organizzazione.
L’ORGANIZZAZIONE del percorso delle tappe e delle soste deve quindi tenere rigorosamente conto delle cose dette prima perché il cavallo deve arrivare alla sosta o a fine giornata asciutto.
Le tappe invernali devono rispettare questa regola fondamentale, possiamo salire in sella fino al colle facendo sudare il cavallo, ma non possiamo fermarci, si deve proseguire a piedi nella discesa sull’altro versante fermandoci anche dopo un’ora per riposarci, solo se l’ora è bastata ad asciugare il manto dei cavalli.
Se si rispettano queste regole i cavalli con pelo lungo possono affrontare situazioni incredibili sia di giorno che di notte, come la cavalleria mongola, ma non solo, insegna.
LA PREPARAZIONE PSICOLOGICA
I cavalli conoscono la neve e non la temono, le uscite invernali devono essere comunque equilibrate, ancora più di quelle estive. Lo sforzo sulla neve è maggiore e può stressare il cavallo velocemente, occorre fare soste frequenti e soprattutto iniziare gradualmente.
D’inverno più cavalieri si è, meno faticoso è il cammino, la neve non fa gelare il terreno ma là dove essa non c’è il terreno gelato è una pericolosa insidia, difficile da superare: occorre procedere con la cavalcatura sempre scossa e su linee di minima pendenza.
I ferri dei cavalli devono essere ramponati, non solo i posteriori, ma anche gli anteriori. I ramponi i avvitano quando c’è ghiaccio o, peggio, terreno ghiacciato, o quando il sentiero attraversa ruscelli di ghiaccio, questi ultimi sono molto pericolosi se non si hanno i ramponi.
Ricordiamoci che fare "dietrofront” non è mai umiliante.
I cavalli devono conoscere la neve, saperla affrontare con il lavoro per gradi. Conoscere il ghiaccio è il suo pericolo, avere fiducia nel cavaliere che con la neve diventa spesso conducente.
IL MOTIVO
I quadrupedi hanno sempre aiutato l’uomo nel lavoro, l’uomo adesso non li usa più (da pochi decenni nel mondo civile) e li ha dimenticati. Ma per secoli montanari e soldati sono vissuti in simbiosi con cavalli e muli.
Da poco più di un decennio sono scomparsi anche dall’esercito, quindi oggi è difficile spiegare il motivo che spinge alcuni cavalieri ad affrontare giorni di marcia a cavallo nella neve in inverno.
I viaggi d’inverno a cavallo sono oggi inutili e non servono per fortuna a nulla. Perché?
Perché non appartengono più a questo mondo, ma a quell’altro frequentato nei sogni da coloro che possono ancora permettersi di sognare, di coloro che traggono ancora piacere nella faticosa marcia, nel freddo, nella neve, con il ghiaccio attaccato alla barba folta, per coloro che possono scaldarsi le mani gelate infilandole negli angoli deliziosamente caldi che il cavallo offre.
DAL DIARIO DI MARCIA
Campo invernale Continuativa bianca Collombardo 2000
19 marzo 2000
Una corda legata tra due alberi
Un telo teso a spiovente sopra la corda, da un lato il telo tocca terra
Per terra uno spesso strato di profumati rami frondosi
Sullo strato i teli e sui teli i sacchi a pelo
Fuori un bel fuoco, onesto che brucia solo la legna che serve a cucinare e scaldare.
I cavalli
I cavalli sono legati al filare, ognuno con la sua coperta, ognuno con la sua razione
Il filare situato al riparo dal vento
Il tempo
Nuvole basse e gonfie
La quota
1000m sul livello del mare.
Scende la sera e distende il suo mantello di nero, le nubi si abbassano ancora di più, il morale della compagnia è buono, le candele si accendono per illuminare le scodelle di minestra calda che vengono inghiottite, è ancora presto quando ci infiliamo nel sacco a pelo per prendere sonno.
Il silenzio diventa ovattato, la neve comincia a scendere, grossi fiocchi volteggiano nell’aria, il sonno è sereno.
20 marzo 2000
Incerta arriva l’alba, i cavalli hanno finito la razione di pietanza, le selle vengono posate sulle loro groppe, l’equipaggiamento (reso rigido dal gelo) ancorato sulle selle.
Alle sette la compagnia è in marcia, prima le guide seguite dai cavalieri meno esperti scaglionati tra i veterani.
I cavalli lasciano impronte sulla neve alta trenta centimetri, gli zoccoli dell’ultimo della fila riescono a toccare l’erba del terreno
È passata la notte l’avventura continua
La compagnia si eleva con ritmi estivi, la neve non supera i 30cm. I cavalieri in sella salgono di 350m di dislivello all’ora.
Le prime ore.
La marcia continua sui duemila metri, il manto nevoso comincia a superare i 60cm. La compagnia si divide, alcuni rimangono con i cavalli, la "forza maggiore” comincia il faticoso lavoro. Si spala la neve tracciando un sentiero in direzione del colle.
Si spala la neve per un tratto inventando sapientemente il tracciato.
Gli scout sondano il terreno e determinano il tracciato.
I cavalli raggiungono la fine del tratto spalato (300m) e si fermano aspettando che si apra il tratto successivo.
Il morale è buono, il movimento scalda il corpo
Alle 12 siamo al colle dopo cinque ore di cammino nella neve alta.
Si spala uno spiazzo in piano
Si piantano i picchetti
I cavalli vengono legati ai picchetti in batteria seguendo l’ordine di marcia
Cavalli e cavalieri sono mischiati, legati dalla fatica, hanno lo stesso odore, la neve li circonda, le nubi non sono lontane.
Possiamo fare colazione in pace, poi tornare alla base.
Se Dio vuole anche questa è passata.
DIDASCALIE
1. Padre e figlia sereni sono arrivati in cima al colle, adesso comincia la discesa e il rientro, sono sereni anche i loro cavalli (madre e figlio)
2. 2000m la neve regge, i cavalli procedono, occorre fare sempre attenzione per evitare eventuali pericoli.
3. pausa di colazione, il cielo è plumbeo, i cavalli riposano avvolti dalle coperte alluminizzate termoriflettenti leggere che mantengono il caldo riflettendo il calore del corpo, si raccolgono i rami secchi, asciutti ancora sui tronchi degli alberi per accendere un piccolo fuoco caldo per scaldare mani fuoco e caffè.
4. la marcia è ordinata rigorosamente, in fila per uno, questa formazione garantisce la sicurezza della progressione dell’intera compagnia sulla neve.
I posteriori dell’ultimo cavallo si devono posare sull’orma dello scout che cammina a piedi davanti al cavallo guida. Applicando questa regola si evitano spiacevoli incidenti, questa regola è valida sempre, non solo quando si è sulla neve, lo scout assume su di sé ogni eventuale pericolo, sollevando gli altri cavalieri che devono saper comunque stare al loro posto.
5. i cavalieri sulla neve camminano spesso a piedi per alleggerire il peso del cavallo e di conseguenza l’incidenza del suo zoccolo sulla neve. Così il cavaliere si trasforma in conducente, cammina davanti e non di fianco perché il cavallo avendo fiducia in lui lo segua; lascia le redini lunghe per consentire al cavallo di bilanciare il proprio peso permettendogli di allungare più o meno il collo; il conducente non deve ostacolare la marcia del cavallo, quindi non deve né tirarlo né frenarlo.
6. la marcia procede, l’inverno è maestoso e silenzioso, i colori troppo belli, la neve in questo caso più che amica è un bel ritorno.
7. cavallo e amazzone si riposano nella neve alta prima di riprendere il cammino aperto dagli spalatori
8. si procede nella neve alta con la massima attenzione sul sentiero aperto dagli spalatori
9. superamento di un impegnativo passaggio eseguito con eleganza, il colle che si vede è quasi raggiunto (2400m)
10. la compagnia spala aprendo la pista, i cavalli sostano con alcuni conducenti, questa tecnica di progressione l’Alpitrek l’ha presa dalle batterie someggiate dell’artiglieria da montagna della Bgt. Taurinense.
11. il sentiero è aperto i cavalli possono passare sotto lo sguardo vigile di cavalieri pronti ad intervenire se necessario
12. la neve non è ancora troppo spessa, si può procedere senza spalare
13. l’aria è fresca, la mattina è tersa, è bello salire in sella la cresta della montagna.
14. esploratore in avanscoperta
15. la compagnia si acquartiera sotto il colle, obiettivo l’esercitazione, la neve viene spalata per permettere ai cavalli di riposare in piano, i picchetti vengono piantati per legare i cavalli
16. anche i cavalieri-conducenti si godono la sosta
17. bella giornata siamo tutti contenti.
Un cavaliere crociato francese, inseguito, poco dopo l’anno mille, si trovò circondato nei monti sopra Edessa. La via di salvezza era sbarrata da un burrone. Era stanco di combattere, consapevole assaporava la grande pace.È vera la leggenda, la neve copre ogni cosa, restituisce per un attimo la purezza anche alla terra brutalizzata dall’uomo. Con la neve gli accorti restano in casa, la maggior parte dei cavalli sportivi chiusa nei box. Solo coloro che amano la poesia e l’avventura sellano e affrontano la bufera con la gioia di entrarvi a farne parte.
Sfoderata la spada, anziché usarla nell’ultimo estremo tenzone, la piantò in terra e su di essa, meditando, chiese scusa di comportamenti malvagi.
Gli arabi prima di ucciderlo si fermarono a semicerchio, aspettando che la preghiera finisse.
Da un mese era iniziata la primavera, ma in pochi minuti cadde dal cielo tanta neve da riempire il burrone e permettere al cavaliere la fuga.
Ma il cavaliere non fuggì.
La neve aveva coperto ogni cosa, ogni pietra, ogni elmo e ogni scudo. Si era posata lieve sulle else delle spade e sulle groppe dei cavalli. Musulmani e cristiani erano diventati talmente simili da non potersi più distinguere.
Il cavaliere lasciò la sua spada piantata nei monti sopra Edessa e, accompagnato dai suoi vecchi nemici, tornò sulle montagne alte e francesi.
Divenne uomo di pace e ogni volta che vide cadere la neve sellò il suo destriero per entrarvi e farsi cullare dai suoi fiocchi alla ricerca della purezza perduta.
Queste righe sono scritte soprattutto per loro.
La prudenza deve essere usata per evitare i pericoli ma non deve essere scusa per evitare l’azione, soprattutto quando quest’ultima non è obbligatoria.
Gli spiriti liberi ben sanno che umiltà e prudenza sono la condizione dell’avventura, quando questa è passione di vita.
I cavalli da sempre nei mesi invernali cacciano fuori un folto pelo lanuginoso alla radice.
Nord America, Patagonia, Norvegia, aride e diabolicamente fredde steppe dell’Asia sono luoghi pieni di cavalli come l’isola d’Islanda.
Mongoli, cosacchi, indiani, da sempre usano i cavalli in tutte le stagioni dell’anno, inverno compreso.
Se vogliamo possiamo farlo anche noi.
Come?
Gli esquimesi polari hanno nel loro essenziale idioma ben ventitré parole per indicare i diversi tipi di neve. A noi ne bastano tre o quattro.
La neve fresca è quella appena caduta. A seconda della stagione, del luogo può essere bagnata e pesante oppure leggera e farinosa.
Quando la neve è pesante i cavalli marciano con fatica, se vogliamo affrontare lunghi percorsi, la coltre non deve superare i 30-35 cm. Con questo tipo di neve, ideale per fare le "palle di neve” (belle, rotonde, dure, precise); determinato da temperature intorno o superiori agli 0°C, di conseguenza considerate alte; si forma in genere, aderente all’orlo plantare del piede del cavallo, il fastidioso "zoccolo di neve” che impedisce una confortevole e corretta progressione. Per ovviare a questo inconveniente si possono fissare tra ferro ed unghia del piede, delle gomme per non consentire l’aderenza della neve allo zoccolo. Se non le abbiamo, lo zoccolo di neve dobbiamo toglierlo noi. Viene via facilmente sollevando la gamba e piantando la lama del coltello da caccia tra neve e ferro facendo leva verso il basso. Chi non ha il coltello può usare il curasnetta, ma tribola di più.
La neve farinosa è indubbiamente più divertente: possiamo affrontarla anche quando arriva a 40cm, non crea aderenza agli zoccoli e i cavalli progrediscono abbastanza bene.
Ovviamente la progressione della marcia a cavallo su coltre nevosa è molto più faticosa. Provate voi a marciare a piedi nella neve e vedrete che vi stancherete molto di più (e molto prima).
La progressione della compagnia avviene in fila indiana, alternando il capofila ogni volta che il suo focoso destriero comincia ad essere stanco, così il secondo diventa primo e il primo ultimo e l’ultimo trova la pista aperta e già in parte battuta e può riposarsi un pochino. Quando i cavalli sono tutti stanchi si scende di sella e si procede a piedi alleggerendo così il peso e il conseguente sforzo dei cavalli. Quando sono ancora più stanchi, i cavalli vengono legati alla coda del cavallo precedente e i cavalieri (tutti, tranne quello che conduce i cavalli) battono la pista. Se si hanno le racchette da neve tanto meglio, è l’ora di infilarle nei piedi.
Se la neve supera i 50cm, occorre mettere mano alle pale e aprire noi il sentiero ma questo l’ho visto fare solo nell’esercito e a qualche disperato gruppo di cavalieri.
Dopo essere caduta, la neve si assesta, giorno soleggiato si alterna a notte gelata, la neve si comprime sotto il suo stesso peso. Il susseguirsi delle gelate notturne può indurire la crosta nevosa fino al punto di permetterci nelle giornate terse e fredde, di galleggiare sopra restando in sella. Allora possiamo elevarci con facilità anche maggiore che nei mesi estivi. Quando fa freddo in genere il tempo è splendido e con la neve dura possiamo scavalcare alti colli, magicamente, ma dobbiamo stare attenti, possono esserci buche non gelate dove i cavalli possono sprofondare fino alla pancia, allora "giù di pala” per farli uscire, spalando si suda, il sudore ghiaccia addosso, raffreddori, bronchiti, reumatismi arrivano, meglio restare a casa; le spese le faranno i nipoti che si sentiranno raccontare le solite storie dei box.
Chi fa queste cose, e sono pochi, intuisce i passaggi. Lo scout esplora sondando il terreno per primo, la compagnia lo segue al suo cenno. Le creste battute dal vento hanno meno neve e quasi sempre ghiacciata. Là in genere si passa e con poca fatica.
I cavalli nostri compagni di gioco e lavoro, i cavalli tramutano la noiosa domenica casalinga in un’entusiasmante uscita all’aria aperta, ci buttano aria tanta aria pulita nei polmoni corrotti dal lavoro quotidiano, riscattandoci, almeno per qualche ora.
LA TOSATURA nei trekking invernali
È un bel dilemma
Un cavallo tosato all’inizio della stagione fredda riesce a cacciare fuori abbastanza pelo da non correre grossi rischi nelle normali passeggiate e vive abitualmente in un box.
I cavalli non tosati possono affrontare anche climi molto rigidi e possono vivere all’aperto tutto l’anno (ovviamente devono avere una tettoia chiusa sui tre lati).
Il folto pelo tuttavia favorisce una forte sudorazione durante il lavoro, al punto di condizionarne l’organizzazione.
L’ORGANIZZAZIONE del percorso delle tappe e delle soste deve quindi tenere rigorosamente conto delle cose dette prima perché il cavallo deve arrivare alla sosta o a fine giornata asciutto.
Le tappe invernali devono rispettare questa regola fondamentale, possiamo salire in sella fino al colle facendo sudare il cavallo, ma non possiamo fermarci, si deve proseguire a piedi nella discesa sull’altro versante fermandoci anche dopo un’ora per riposarci, solo se l’ora è bastata ad asciugare il manto dei cavalli.
Se si rispettano queste regole i cavalli con pelo lungo possono affrontare situazioni incredibili sia di giorno che di notte, come la cavalleria mongola, ma non solo, insegna.
LA PREPARAZIONE PSICOLOGICA
I cavalli conoscono la neve e non la temono, le uscite invernali devono essere comunque equilibrate, ancora più di quelle estive. Lo sforzo sulla neve è maggiore e può stressare il cavallo velocemente, occorre fare soste frequenti e soprattutto iniziare gradualmente.
D’inverno più cavalieri si è, meno faticoso è il cammino, la neve non fa gelare il terreno ma là dove essa non c’è il terreno gelato è una pericolosa insidia, difficile da superare: occorre procedere con la cavalcatura sempre scossa e su linee di minima pendenza.
I ferri dei cavalli devono essere ramponati, non solo i posteriori, ma anche gli anteriori. I ramponi i avvitano quando c’è ghiaccio o, peggio, terreno ghiacciato, o quando il sentiero attraversa ruscelli di ghiaccio, questi ultimi sono molto pericolosi se non si hanno i ramponi.
Ricordiamoci che fare "dietrofront” non è mai umiliante.
I cavalli devono conoscere la neve, saperla affrontare con il lavoro per gradi. Conoscere il ghiaccio è il suo pericolo, avere fiducia nel cavaliere che con la neve diventa spesso conducente.
IL MOTIVO
I quadrupedi hanno sempre aiutato l’uomo nel lavoro, l’uomo adesso non li usa più (da pochi decenni nel mondo civile) e li ha dimenticati. Ma per secoli montanari e soldati sono vissuti in simbiosi con cavalli e muli.
Da poco più di un decennio sono scomparsi anche dall’esercito, quindi oggi è difficile spiegare il motivo che spinge alcuni cavalieri ad affrontare giorni di marcia a cavallo nella neve in inverno.
I viaggi d’inverno a cavallo sono oggi inutili e non servono per fortuna a nulla. Perché?
Perché non appartengono più a questo mondo, ma a quell’altro frequentato nei sogni da coloro che possono ancora permettersi di sognare, di coloro che traggono ancora piacere nella faticosa marcia, nel freddo, nella neve, con il ghiaccio attaccato alla barba folta, per coloro che possono scaldarsi le mani gelate infilandole negli angoli deliziosamente caldi che il cavallo offre.
DAL DIARIO DI MARCIA
Campo invernale Continuativa bianca Collombardo 2000
19 marzo 2000
Una corda legata tra due alberi
Un telo teso a spiovente sopra la corda, da un lato il telo tocca terra
Per terra uno spesso strato di profumati rami frondosi
Sullo strato i teli e sui teli i sacchi a pelo
Fuori un bel fuoco, onesto che brucia solo la legna che serve a cucinare e scaldare.
I cavalli
I cavalli sono legati al filare, ognuno con la sua coperta, ognuno con la sua razione
Il filare situato al riparo dal vento
Il tempo
Nuvole basse e gonfie
La quota
1000m sul livello del mare.
Scende la sera e distende il suo mantello di nero, le nubi si abbassano ancora di più, il morale della compagnia è buono, le candele si accendono per illuminare le scodelle di minestra calda che vengono inghiottite, è ancora presto quando ci infiliamo nel sacco a pelo per prendere sonno.
Il silenzio diventa ovattato, la neve comincia a scendere, grossi fiocchi volteggiano nell’aria, il sonno è sereno.
20 marzo 2000
Incerta arriva l’alba, i cavalli hanno finito la razione di pietanza, le selle vengono posate sulle loro groppe, l’equipaggiamento (reso rigido dal gelo) ancorato sulle selle.
Alle sette la compagnia è in marcia, prima le guide seguite dai cavalieri meno esperti scaglionati tra i veterani.
I cavalli lasciano impronte sulla neve alta trenta centimetri, gli zoccoli dell’ultimo della fila riescono a toccare l’erba del terreno
È passata la notte l’avventura continua
La compagnia si eleva con ritmi estivi, la neve non supera i 30cm. I cavalieri in sella salgono di 350m di dislivello all’ora.
Le prime ore.
La marcia continua sui duemila metri, il manto nevoso comincia a superare i 60cm. La compagnia si divide, alcuni rimangono con i cavalli, la "forza maggiore” comincia il faticoso lavoro. Si spala la neve tracciando un sentiero in direzione del colle.
Si spala la neve per un tratto inventando sapientemente il tracciato.
Gli scout sondano il terreno e determinano il tracciato.
I cavalli raggiungono la fine del tratto spalato (300m) e si fermano aspettando che si apra il tratto successivo.
Il morale è buono, il movimento scalda il corpo
Alle 12 siamo al colle dopo cinque ore di cammino nella neve alta.
Si spala uno spiazzo in piano
Si piantano i picchetti
I cavalli vengono legati ai picchetti in batteria seguendo l’ordine di marcia
Cavalli e cavalieri sono mischiati, legati dalla fatica, hanno lo stesso odore, la neve li circonda, le nubi non sono lontane.
Possiamo fare colazione in pace, poi tornare alla base.
Se Dio vuole anche questa è passata.
DIDASCALIE
1. Padre e figlia sereni sono arrivati in cima al colle, adesso comincia la discesa e il rientro, sono sereni anche i loro cavalli (madre e figlio)
2. 2000m la neve regge, i cavalli procedono, occorre fare sempre attenzione per evitare eventuali pericoli.
3. pausa di colazione, il cielo è plumbeo, i cavalli riposano avvolti dalle coperte alluminizzate termoriflettenti leggere che mantengono il caldo riflettendo il calore del corpo, si raccolgono i rami secchi, asciutti ancora sui tronchi degli alberi per accendere un piccolo fuoco caldo per scaldare mani fuoco e caffè.
4. la marcia è ordinata rigorosamente, in fila per uno, questa formazione garantisce la sicurezza della progressione dell’intera compagnia sulla neve.
I posteriori dell’ultimo cavallo si devono posare sull’orma dello scout che cammina a piedi davanti al cavallo guida. Applicando questa regola si evitano spiacevoli incidenti, questa regola è valida sempre, non solo quando si è sulla neve, lo scout assume su di sé ogni eventuale pericolo, sollevando gli altri cavalieri che devono saper comunque stare al loro posto.
5. i cavalieri sulla neve camminano spesso a piedi per alleggerire il peso del cavallo e di conseguenza l’incidenza del suo zoccolo sulla neve. Così il cavaliere si trasforma in conducente, cammina davanti e non di fianco perché il cavallo avendo fiducia in lui lo segua; lascia le redini lunghe per consentire al cavallo di bilanciare il proprio peso permettendogli di allungare più o meno il collo; il conducente non deve ostacolare la marcia del cavallo, quindi non deve né tirarlo né frenarlo.
6. la marcia procede, l’inverno è maestoso e silenzioso, i colori troppo belli, la neve in questo caso più che amica è un bel ritorno.
7. cavallo e amazzone si riposano nella neve alta prima di riprendere il cammino aperto dagli spalatori
8. si procede nella neve alta con la massima attenzione sul sentiero aperto dagli spalatori
9. superamento di un impegnativo passaggio eseguito con eleganza, il colle che si vede è quasi raggiunto (2400m)
10. la compagnia spala aprendo la pista, i cavalli sostano con alcuni conducenti, questa tecnica di progressione l’Alpitrek l’ha presa dalle batterie someggiate dell’artiglieria da montagna della Bgt. Taurinense.
11. il sentiero è aperto i cavalli possono passare sotto lo sguardo vigile di cavalieri pronti ad intervenire se necessario
12. la neve non è ancora troppo spessa, si può procedere senza spalare
13. l’aria è fresca, la mattina è tersa, è bello salire in sella la cresta della montagna.
14. esploratore in avanscoperta
15. la compagnia si acquartiera sotto il colle, obiettivo l’esercitazione, la neve viene spalata per permettere ai cavalli di riposare in piano, i picchetti vengono piantati per legare i cavalli
16. anche i cavalieri-conducenti si godono la sosta
17. bella giornata siamo tutti contenti.