• dal 25 luglio al 25 agosto, il campo base dell'Alpitrek si trova oltre le Grange di Valle Stretta. Si parte per escursioni e Grande Randonnèe e si rientra all'accampamento.

  • campo mobile a fine inverno. ogni anno l'itinerario attraversa val Sangone e Val di Susa per raggiungere la neve del Colombardo senza perdere d'occhio la Sacra di San Michele

Muli

L’ultima volta che i muli soldato sono usciti per il campo invernale, sono passati nella nostra scuderia, li avevo raggiunti in un rifugio sperduto della val Chisone ( quella che porta al Sestriere) e mi ero aggregato nella marcia che, attraverso il colle Pralabà e Ceresera, portava in Val Sangone ( la nostra).
Di neve ce n’era, ma non dappertutto, torrenti e ruscelli erano ghiacciati, e l’attraversarli pericoloso. Un mulo è rotolato con il basto carico giù per il dorso della montagna, i conducenti si sono lanciati con lui per soccorrerlo, dopo averlo raggiunto gli hanno tolto il carico, constatando che era miracolosamente incolume, ma un uomo si era slogato la spalla.
Era la mitica 7° Batteria, Gruppo Pinerolo, Brigata Alpina Taurinense, era la nostra artiglieria da montagna. I muli erano trenta, gli artiglieri un centinaio. Il comandante, tenente Cocozza: un ufficiale in gamba, umano e rispettato. La naja era una buona naja, quasi tutti ragazzi della provincia di Torino, ben addestrati. L’obice 105/14 si smonta in undici pezzi più i proiettili, ogni mulo ha un suo incarico preciso, quelli che portano i carichi centrali sono i più solidi , devono portare la testata del cannone, la più difficile; quelli laterali portano qualche kilo in meno, come ad esempio le ruote dell’obice.
Ogni mulo ha un conducente e un servente, nei sentieri impervi il conducente gli cammina davanti, nelle strade più larghe gli sta a fianco, ovviamente sulla sinistra; il servente sempre dietro, pronto a intervenire in caso di necessità. Quando, dopo lo scavalcamento, inizia la discesa, la progressione diventa delicata, il servente lega una corda all’occhiello posteriore del basto, tenendo l’altra estremità in mano, l’operazione serve ad evitare che il basto scivoli in avanti, fiaccando il mulo. Questa operazione si chiama "ritenuta”, ed è faticosa ma importante, inoltre occorre ricordare che gli artiglieri marciano completamente equipaggiati, quindi con il F.A.L. ( l’arma) e zaino completamente affardellato.

LA VITA

La vita al campo non ha niente a che vedere con la normalità, soprattutto quella borghese, affascina tutti, compresi quelli  (pochi ) poco motivati. Estate e inverno la naja dorme vicino ai muli, l’ordine sempre perfetto, le guardie vigilano attente. I filari, dove i muli vengono legati l’uno contro l’altro, due a due per ogni anello, sono sempre sorvegliati e, di notte, illuminati con lampade a gasolio. I muli sono il centro dell’attenzione generale, e gli obici, sempre montati, sistemati nelle loro immediate vicinanze.
Di notte brillano i fuochi, si ride e si scherza, a volte si canta, i fantasmi sognano il congedo imminente ( per poi rimpiangere i bivacchi ); i nonni di diventare fantasmi, i vicenonni di diventare nonni, e così via. Nei campi ho visto sempre il morale degli uomini alto, anche nelle situazioni difficili.

LA GIORNATA

Non esiste differenza tra giorno e notte, ogni ora è operativa e il riposo è una pausa tra due operazioni. In estate, e soprattutto in inverno, i muli vengono imbastati quando è ancora buio, alla luce delle torce che riflettono le fiamme tremolanti sulla neve ghiacciata. La colonna si mette in marcia al comando: "mollare la braga, tirare il pettorale” (se il sentiero è in salita). La batteria si incammina sulla traccia lasciata dagli esploratori e, se la neve è alta, sul sentiero aperto dagli spalatori. I colli da scavalcare vengono raggiunti alle prime luci, alle otto del mattino, quando nella pianura gli impiegati cominciano a lavorare nei loro angusti uffici, i giovani alpini già scendono sull’altro versante della montagna verso la fine della tappa che viene raggiunta prima che il sole (quando c’è) raggiunga lo zenit. Quando si arriva, l’attenzione è, ripeto, rivolta ai muli, ai quali viene tolto il carico e poi il basto, vengono quindi abbeverati, strigliati e bruscati, e infine legati ai filari dove viene loro somministrata la profenda.
Gli obici vengono messi in batteria, il palo dell’alzabandiera piantato, i fucili consegnati nell’armeria da campo circondata da filo spinato e costantemente sorvegliata, gli operatori radio vicino ai loro apparecchi, la guardia disposta dietro sacchetti di sabbia protettivi agli angoli dell’ accampamento, le gavette vengono riempite e gli esploratori escono a controllare il sentiero del giorno seguente, chi non è in servizio si sdraia cercando di mettere i piedi nell’acqua per far avaporare la fatica. Come vedete è una vita piena e avventurosa ( molto di più di alcuni trekking a cavallo che si risolvono in poche e comode ore di sella accompagnate da grandi mangiate).

IL MOTIVO

Il motivo è che l’esercito è operativo, operativo quando marcia, operativo anche quando è acquartierato, i ragazzi vengono addestrati perché più lo sono, più sono in grado di sopravvivere e di servire il proprio Paese. La 7° Batteria è il serbatoio umano della 40° A.M.F.: quella che si muove con la NATO. Sono gli uomini del Mozambico, del Kosovo, della Somalia, dell’Afghanistan, sono quegli uomini che si sacrificano e crepano per gli sbagli politici fatti da altri.
Rispetto sia loro dato.

SCHEDA

Lo S.M.E. ( Stato Maggiore dell’Esercito), ha disposto l’alienazione degli ultimi trenta quadrupedi della Brigata Alpina Taurinense, di cui ventuno erano in forza al Btg. Saluzzo, il 24/01/1991.
 Il 25/01/1991quattro muli: Brianza, Cucco, Concorda, Dema, raggiungono la Scuola del Corpo Veterinario dell’Esercito di Pinerolo per l’esercitazione clinica e per gli allievi civili del corso di mascalcia. L’autorizzazione alla vendita è del 30/01/1991. Contro questa autorizzazione si erano levate parecchie voci, alimentate dalla Stampa, animalisti, ecologisti e altri, che avevano perfino cercato di interferire con gli Alti Comandi al fine di creare turbative in un ambiente (quello dell’Esercito Alpino) che aveva dovuto fare una scelta per niente facile e tutt’altro che indolore.
Comunque con la circolare del 04/02/1991, con soddisfazione di tutti, l’Esercito cedeva i quadrupedi al Ministero dell’Agricoltura e Foreste.
La B. Tridentina consegnava il 26 e 27/02/1991 venti quadrupedi a Siena e quindici a Follonica.
La B. Orobica ne portava venti a Potenza e quindici a Martina Franca il 21 e 22/02/1991.
I muli di questo servizio ( a cui sono affezionato)della B. Taurinense sono stati portati a Orvieto dal 19 al 27/02/1991. Ho accompagnato l’allora Cap. Vet. Pier Vittorio Stefanone e il M.llo Rizzo nell’ultimo viaggio che li portava nel Parco di Allerona, a 18 Km da Orvieto.
Sono lieto che li abbiano accompagnati due amici con i quali ho condiviso gioie e dolori, sentimenti che non mi sforzo di spiegare perché ne sono incapace, ma che quelle persone che, come o più di noi, hanno condiviso coi muli e con la naja situazioni ai limiti dell’immaginazione, possono facilmente capire.

 RICORDO

 I muli sono stati congedati nel 1991, chiudendo, con nostalgia, la "vecchia epoca”, l’epoca del montanaro soldato di leva e delle salmerie. L’animale uomo è costretto alla tecnica dalla scienza e deve abbandonare l’animale quadrupede per essere competitivo. Questo ricordo vuole essere al di fuori della retorica banale (spero), ma non vuole per niente dimenticare i sacrifici che i nostri soldati hanno accumulato nel tempo mischiando polvere, sangue e sudore con i loro fratelli quadrupedi. Questi sacrifici, inconsapevolmente accumulati nel cuore di chi, per ventura o sventura vi ha partecipato riaffiorano, riaffiorano nelle croci dei cimiteri militari di Grecia, Russia e Albania e riaffiorano anche in noi, quando in una giornata ventosa buttiamo l’occhio sulle montagne e, chiusi in uno squallido ufficio, ripensiamo alla condizione umana in cui una volta ci eravamo trovati.

I MULI DELLA 7a  BATTERIA

 Squadra comando: Brianza - Vispo - Azzara - Tenda - Livina - Cama. 1° pezzo: Tappa - Rana - Dura - Assisa - Vedovo - Virato - Virgilio - Berto - Tremula - Veleno - Utica - Voragine.
2° pezzo:  Fogliano - Dollaro - Salva - Urta - Vibrione - Sapore - Vallo - Vulcino - Umida - Vacua - Comoda - Ermida.

Tappa è il primo mulo del primo pezzo e porta la testata del cannone; Rana  il secondo mulo sempre dello stesso pezzo, porta gli elementi anteriori di coda; Dura, sempre in ordine di marcia, è la terza con l'affustino; Assisa porta le ruote, poi viene Vedovo con gli elementi posteriori e i vomeri a coltello; Virato marcia con la culla inferiore; Virgilio invece con quella superiore; Berto ha sulla groppa la slitta, mentre la possente Tremula ha la bocca da fuoco; c'è anche Veleno con il blocco della culatta. Penultima Utica con gli scudi e infine Voragine con i colpi e gli accessori.
Tenda è il mulo portafortuna della Batteria, che ai tempi di Rondano era salito sulla cima dell'Etna, dimostrando così alla nazione intera che i muli dell'Artiglieria da montagna sono i più forti.