Scarponi

Vivere con gli scarponi
L’umanità si può dividere in tre categorie: chi non mette mai gli scarponi, chi vive tutta la vita con gli scarponi e chi gli scarponi li mette qualche volta.
Io appartengono a quest’ultimo gruppo e di questo solo posso scrivere.
La vita con gli scarponi è molti diversa  dalla vita con le scarpe. E’una questione di prospettiva, di azioni e emozioni.
Gli scarponi ti sanno regalare sempre almeno due emozioni forti: il momento in cui li metti e il momento in cui li togli e il principio  di tutto sta nei  tempi.
Mettere  gli scarponi non è così semplice immediato e veloce come mettere le scarpe. Bisogna sistemare bene le calze, calzare gli scarponi, sbrigliare le stringhe e poi allacciarle forti, sentire il piede che,all’interno, è libero di muoversi ma ben fermo entro confini certi; provare la caviglia, la si deve sentire vestita  e protetta, mai costretta.
Appena messi gli scarponi sei subito un po’ più alto, il tuo piede acquisisce stabilità e il tuo passo sicurezza. Vedi già il mondo da una prospettiva diversa, c’è  l’equilibrio, ti sembra di sentire l’intenzionalità del tuo muoverti e una certa finalizzazione del tuo agire.  L’emozione è quella di credere per un istante di padroneggiare il fatto di stare su questa terra, e non è una emozione da poco.
Passano le ore,  sassi, erba, strade, rifiuti, macerie sono indifferentemente sopraffatte dal vibram nero e giallo fino a che arriva il momento di toglierli, gli scarponi.
Ed è questa la seconda emozione. Di solito c’è un pochino di caldo anche se fa freddo; si slacciano le stringhe e subito la caviglia si ravviva, poi si prende la scarpa pesante e sporca e si sfila il piede.  Alle volte si fa fatica, ma sempre ne vale la pena.
Ed è piacere puro, leggerezza, quasi vertigine. C’è tutto dentro quell’attimo: la fine del lavoro, la promessa del riposo, il rifugio, il nido, l’amore.
L’ebbrezza dura pochissimi istanti ma, se dovessi, darle un nome la chiamerei libertà.
Magari è davvero tutto qua.

(betta)



elisabetta
è arrivata tramite il sito
siamo andati con lia (sua figlia) al col della roussa a ritorno pioveva poi è tornata (inspiegabilmente) diventava via via più leggera (ogni volta che tornava) e soprattutto non complicava, anzi aiutava a risolvere situazioni ha capito l'ak diventando una dei "consigliori"
l'ak è grato
betta unisce e non divide
lei sa che l'individuo arrichisce il gruppo senza annullarsi. è lezione
ps non l'avrei detto che sarebbe finita cosi, sbagliavo (fortunatamente per noi)

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l'ak andando a cavallo sfonda scarponi
a forza di camminare
alcuni "turisti" dicono  è comodo
forse è solo bello